La terapia familiare è un modello di intervento terapeutico che spesso non viene considerato in prima battuta da famiglie o professionisti come pediatri, medici di base o insegnanti. Nella maggior parte dei casi in cui una famiglia si trova ad attraversare periodi complessi legati a spostamenti, lutti, separazioni, o fasi di crescita dei bambini o dei ragazzi, vi è la tendenza a indirizzare il componente della famiglia che manifesta maggiori sintomi a fare due chiacchiere, imparare delle strategie o a raccontare segreti di cui poi i genitori vorrebbero comunque essere messi a conoscenza.

Molto spesso, la persona sintomatica (che presenta forte rabbia, depressione, ansie scolastiche, problemi con il cibo o il sonno etc) viene accompagnata dal professionista scelto, mentre il resto del sistema familiare rimane lì, sullo sfondo, in attesa, in ascolto o meno, in solitudine rispetto al proprio vissuto o alle proprie eventuali preoccupazioni, ipotesi, responsabilità, visioni.

Così il figlio, il ragazzo o l’adulto che è andato a fare due chiacchiere o a imparare strategie, torna poi nel sistema famiglia un po’ migliorato, “aggiustato” rispetto al guasto iniziale. Ahimè, ciò che spesso accade è che la famiglia fatica a integrare e mantenere quegli eventuali progressi, o a comprendere l’origine di quei sintomi.

In alcune circostanze, dunque, un percorso familiare potrebbe essere più utile di altri modelli, poiché i terapeuti formati in questo ambito guardano al problema nel suo insieme di relazioni, proponendo nuovi significati del sintomo manifestato, grazie al contributo dei familiari disponibili, alla responsabilità degli adulti e alla saggezza dei bambini e dei ragazzi. In una terapia familiare, i ragazzi sentono la presenza e la volontà dei genitori di dare il loro contributo e gli adulti, attraverso i figli,  a conoscere meglio i propri limiti e risorse, affacciandosi in modo diverso al mondo emotivo dei componenti della propria famiglia in uno scambio generazionale di vissuti e bisogni. Attraverso una rilettura della storia familiare e la costruzione di nuove ipotesi, si ha modo di guardare diversamente al funzionamento delle relazioni, offrendo la possibilità di modificare ruoli congelati nel tempo e di rompere catene e schemi che si ripetono nel tempo.

È dunque un modello di intervento psicoterapeutico che concentra il focus su tutto il sistema familiare, fino alle generazioni precedenti, prendendosi cura delle relazioni e delle funzioni al suo interno in un’ottica evolutiva e di riscoperta delle risorse personali e familiari.

Chiaramente, mettersi tutti in gioco non è semplice: spesso, dietro ai sintomi di bambini, adulti o giovani adulti, ci sono genitori che non hanno risolto importanti tematiche della loro storia, segreti mai svelati, crisi di coppia, dolori mai condivisi. Esporsi tutti potrebbe far emergere non detti e racconti traumatici dai quali spesso i figli sono stati protetti, a discapito di un’elaborazione collettiva di quel dolore che sovente produce sintomi!

Ma un terapeuta onestamente interessato alle famiglie e al lavoro con esse sarà in grado di lavorare in modo non traumatico sulla condivisione del tutto e di lasciare poi che ognuno, al termine del percorso, vada via bene con se stesso e con gli altri, garantendo una porta sempre aperta per future necessità, stabilizzando la consapevolezza di aver “sperimentato assieme la potente interiorità della famiglia e di essere stati uniti in questo viaggio comune” (J. Framo, Terapia Intergenerazionale).